Non ha l'obiettivo di vittimizzare, ma di rendere consapevoli.
E, anche se affronterò la questione da un punto di vista binario, nessuno resta fuori da tali considerazioni. Pertanto questa vuole essere una riflessione, e non un'accusa verso un altro genere o categoria di persone.
Sul social delle domande anonime ho ricevuto una domanda che mi ha fatto riflettere.
''Quali sono le cause che spingono gli uomini a sentirsi in dovere di dimostrare la propria mascolinità?''
Io, con l'aiuto di una mia amica Aurora Matina, ho risposto così:
Molti uomini percepiscono il bisogno di dimostrare la propria mascolinità perché questa società ti fa sentire un inetto se non lo fai. Specialmente in determinati contesti, dove ti fa sentire inopportuno e non accettato. Ma andiamo per gradi...
Solo nel 5 agosto del 1981 vennero abrogati il delitto d'onore, il matrimonio riparatore e l'abbandono del neonato per onore.
Quindi, se questi comportamenti abominevoli sono stati condannati solo di recente, rendiamoci conto di quanto sia culturalmente indietro la nostra società.
C'è ancora una profonda distinzione socioculturale tra individui di genere maschile e femminile e tali condizioni non fanno stare bene nessuno. Riguardo le difficoltà riscontrate dal genere maschile, ahimè, si parla ancora poco. Come per la femminilità, L'IDEA DI MASCOLINITÀ STABILISCE un'insieme di relazioni tipiche tra individui, comportamenti e attributi estetici stereotipati e li addossa al genere maschile.
Quando diventa tossica?
Diventa tossica non appena viene imposta come canone, come requisito.
Quando colloca sulla vetta uno stereotipo di aspetto estetico inarrivabile per il 99% dei maschi, spesso raggiungibile soltanto mediante l'assunzione di sostanze dopanti e allenamenti distruttivi per nulla sani.
Diventa tossico quando nelle relazioni si formano abusi sulla base dei generi. Quando una persona aderente allo "stereotipo di maschio" prevarica qualcuno che secondo lui è poco mascolino e quindi (sempre secondo lui) di più basso valore, "non è un uomo vero".
Quando fa sentire qualcuno a disagio perché non aderisce allo stereotipo del ragazzo che se le porta tutte a letto, il ragazzo fisicato, spavaldo, cinico e spesso senza empatia.
Quando se piange per amore o per dolore viene chiamato checca isterica dagli altri attorno. Perché "piangere è da femmine, e tu devi essere un duro. Vergognati." Quando impedisce alle persone di essere chi sentono di essere, impone loro la negazione dei sentimenti e degli stati d'animo che provano.
Quando se indossi lo smalto sei da prendere a calci.
Quando se la tua maglia è rosa vieni offeso per strada.
Quando si pensa che gli uomini non possano essere vittime di stupri. "Perché se non hai apprezzato, sei gay." E senti discorsi come "Se non avesse apprezzato, non si sarebbe eccitato."
Come se il corpo di un uomo fosse impossibile da violare.
Quando una ragazza scopre di essere stata tradita dal suo ragazzo può dargli uno schiaffo, perché la cosa è socialmente accettata.
Se inverti i soggetti, giustamente appare un gesto sbagliato e lesivo.
Eppure, in realtà, la violenza è comunque violenza.
Allora cosa cambia?
Non c'è bisogno che vi dica che quando la mascolinità presenta anche uno solo di questi elementi allora è un'idea tossica, e fa soltanto male. Quando resta l'idea di femminilità e/o mascolinità senza intervenire nello scorrere della tua vita non avrai alcun problema. In quel caso sono idealizzazioni di genere, distanti da noi, ed è lì che dovrebbero restare.
Non dovremmo rispecchiarci.
Personalmente parlando, probabilmente non sarò mai come lo stereotipo del maschio, ma non devo per questo sentirmi meno uomo, meno maschio, o diverso, o sbagliato.
E non devo mai sentire il bisogno di cambiare qualcosa in me solo perché non rispecchio quell'idealizzazione. Se vorrò cambiare qualcosa sarà per il mio benessere psicofisico, mai per come gli altri mi considerano.
I social hanno il potenziale per complicare le cose, ma per fortuna ci sono divulgatori che parlano di questi argomenti e fanno riflettere. Resto dell'opinione che questa domanda sia l'ennesima prova che la mascolinità tossica sia ormai interiorizzata e che non si sappia ancora distinguere cosa sia nocivo e cosa no nelle due idealizzazioni (tossica e non tossica) che sono in realtà ben distante tra loro.
Perché, se non si trattasse della mascolinità tossica, nessuno si porrebbe domande su come appare al prossimo e nessuno cercherebbe di aderire a un canone che lo vuole necessariamente diverso da come è.
E a volte (o dovrei dire spesso) le persone rincorrono anche inconsapevolmente quegli ideali di mascolinità e femminilità nella speranza di trarre i benefici che idealmente rappresentano (felicità, soldi, fama, sesso, rispetto).
Ma è davvero così?
Perché se ci soffermiamo a pensare, quante persone nella realtà sono aderenti a quegli ideali? Poche.
Allora tutti gli altri non hanno una vita felice?
Comunque, questa domanda nasconde una buona percezione dei meccanismi socioculturali di genere che per me è sintomo di qualcuno che riflette. Vorrei che più persone si ponessero domande simili.
Vorrei porti una domanda:
Ci costa così tanto cambiare i nostri comportamenti, o è più dannoso fare ancora finta di niente?
I cambiamenti partono da noi, singoli. Ricordate!
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Idee chiare, ed ottime argomentazioni! Direi che hai centrato ogni punto. Cambiare una società come la nostra, lo vedo un obiettivo alquanto distante... Ma possibile!! Ogni passo é fondamentale. Grazie del vostro, Federico e Aurora!
RispondiEliminaLa tua analisi,a mio giudizio,è perfetta. Mi trovi pienamente allineata,"sovrapponibile".
RispondiEliminaCon più rispetto, per gli altri e per noi stessi, avremmo la ricetta della felicità.
Ovviamente insieme all'autonomia di giudizio... ma a questo dobbiamo essere educati, non viene naturale. 😘